Aurora Selenati intervista Stefano Stefanel

Stefano Stefanel, 69 anni, da quasi sessant’anni nel judo, maestro benemerito 7° dan e fondatore del Judo Kuroki si è schierato da subito con Gianni Morsiani nella corsa alla Presidenza Fijlkam. Con lui facciamo due chiacchiere dopo l’Assemblea Federale.

 

Tu sei stato uno dei primi ad appoggiare pubblicamente Morsiani portando il Judo Kuroki a sostegno del candidato che poi ha vinto le elezioni. Perché?

Conosco Morsiani da molti anni ed è un dirigente sportivo preparato e intelligente. È un uomo della continuità che viene, come me, dal Consiglio Federale dell’epoca Pellicone. Io sono stato per 24 anni Consigliere Federale lavorando sempre con Matteo Pellicone e Franco Capelletti e ho capito che in una Federazione sportiva i grandi cambiamenti si fanno lavorando nel quotidiano, non con strappi e programmi irrealizzabili. Otto anni fa io e Capelletti siamo stati estromessi “a furor di popolo” dai vertici federali con l’idea che bisognasse cambiare tutto a partire del vertice. Ne sono venuti fuori anni conflittuali, un Consiglio Federale indebolito, spaccature continue e una debolezza oggettiva dei nostri sport in molti passaggi importanti, sia normativi, sia economici, sia sportivi. Con l’elezione di Morsiani e di gran parte del suo gruppo di Consiglieri penso si torni a quella normalità che serve allo sport e che serve certamente al judo. Non ci sono più le condizioni dell’era Pellicone, ma penso che quella di Morsiani sarà una Presidenza meno combattuta e stressante di quelle vissute da Domenico Falcone negli ultimi due quadrienni. Detto questo vorrei esprimere a Falcone il mio apprezzamento per quello che è riuscito a realizzare in un clima non facile.

Perché “no” alla proposta di Gamba?

Conosco Ezio Gamba da tantissimo tempo e con lui non ho mai avuto scontri, ma neppure identità di vedute. Ci siamo parlati molto in passato e lo abbiamo fatto anche in questa campagna elettorale. Lui ha dato una scossa forte alla Federazione in questi ultimi mesi spingendo anche Morsiani a migliorare la comunicazione e a mettere in campo programmi e idee. La visione di Gamba non è la mia: non stimo lo sport russo, ho nei confronti di Putin un atteggiamento molto negativo, non penso che le sue proposte, troppo estreme, avrebbero portato un miglioramento, diffido degli ex campioni che si trasformano in dirigenti dall’oggi al domani. Apprezzo, però, la sua franchezza, ma non certi suoi giudizi: non ho gradito l’attacco a Laura di Toma, una donna e una sportiva a cui tutti noi dobbiamo moltissimo e che è la vera signora del judo italiano in tutti i sensi. Alla base della proposta di Gamba c’era l’idea di una Fijlkam che attende un “salvatore”: io ho già visto troppe illusioni destinate a morire nello spazio di un golden score. Quindi da Gamba mi divide molto più di quello che mi unisce: si è candidato come dirigente e come tale è stato giudicato da un elettorato che ha preferito il cambiamento nella continuità. In più c’è un fatto personale: tra i sostenitori di Gamba c’erano tutti quelli che hanno brigato per eliminare me e il Judo Kuroki dal judo italiano. Particolare non da poco, in fondo.

E adesso cosa faranno quelli che hanno perso?

Non lo so. Bisogna chiederlo a loro. Nel progetto di Morsiani c’è spazio per tutti, anche per molte delle proposte di Gamba. In quello di Gamba non c’era posto per Morsiani e per i suoi sostenitori. I primi messaggi sui social dei sostenitori di Gamba sono bellicosi, con patenti di purezza judoistica assegnate a quelli che hanno votato per Gamba e rimostranza per chi ha votato per Morsiani. Penso che tutto si stempererà nel futuro. Non ci devono essere vendette contro nessuno, ma neppure si potrà fare finta di non aver letto quello che è stato scritto. Pino Maddaloni sta in Consiglio: sarà importante vedere in che modo si proporrà alla maggioranza dei consiglieri del judo (Matera, Motta, Regis) eletti in quota Morsiani.

Vuoi dare un consiglio alla futura dirigenza federale visto che per 24 anni sei stato al loro posto?

No. Io sono dell’idea cantata da Fabrizio de Andrè: “Dà buoni consigli chi non può dare il cattivo esempio”. Poiché intendo continuare a dare il “cattivo esempio” non do consigli a nessuno. Chi ha vinto le elezioni ha esperienza e intelligenza per rispondere alle esigenze di continuità e anche a quelle di cambiamento. Bisogna andare verso il futuro decisi, ma senza strappi e senza sogni privi di fondamento. Nello sport bisogna andare per ordine perché ogni cambiamento ha bisogno dei suoi tempi, che si misurano in anni non in mesi. “Natura non facit saltus”: questo vale anche per lo sport.

Il Friuli-Venezia Giulia a larga maggioranza ha votato Gamba e i suoi candidati. Adesso cosa succederà?

Il consenso del Friuli-Venezia Giulia per Gamba e per la sua squadra è stato evidente con toni e dichiarazioni anche troppo accesi, che forse potevano essere mitigati senza per questo ottenere risultati di consenso minori. Ma ognuno risponde delle sue scelte. Sta a chi ha la maggioranza decidere se andare avanti con la logica frontista e di esclusione, che ha contraddistinto la nostra regione negli ultimi dodici anni, o ritornare all’idea di un compromesso tra interessi e diverse idee di sport che aveva contraddistinto i 20 anni precedenti, anni che avevano portato il judo regionale a livelli impensabili prima, ma soprattutto inimmaginabili oggi. I dati parlano chiaro, vedo in regione un judo in arretramento, molto conservatore, con numeri sempre più bassi e una gioia dei governanti nel riproporre logiche di esclusione e di contrapposizione.

Tu esprimi pareri molto netti. Cosa pensi succederà dopo questa intervista?

Penso proprio niente. Però se qualcuno prenderà il cellulare e mi telefonerà per fare una chiacchierata ne sarò molto contento. Il futuro del judo regionale è imprevedibile. Ma io e il Judo Kuroki saremo sempre a disposizione, senza chiedere nulla, ma anche senza seguire le stupidaggini spacciate per progetti.